Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  giovedì 23 giugno 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Email alla redazione

Credo che un grande errore sia stato attaccare la Chiesa troppo frontalmente e con troppa veemenza (specialmente in un periodo in cui, grazie all’emozione per Giovanni Paolo II, la "passione" dei cattolici e dei non cattolici è al massimo); una campagna così poco aperta alle motivazioni della controparte ha allontanato molti simpatizzanti per il "sì".

Giancarlo Mela

Ho ascoltato su “Radio Radicale” gran parte di quanto è stato detto dai convenuti all'assemblea dei 1000; è stato molto interessante ed istruttivo e, a parte quanto detto da Benedetto Della Vedova, per quanto mi riguarda, totalmente condivisibile. Sul "da farsi" credo che uno dei primi atti, anche per tener viva l'attenzione, potrebbe essere quello di impugnare l'annullamento del referendum, infatti:

- il referendum non è stato perso, bensì reso nullo dall'assenteismo che a causato il non raggiungimento de quorum.

- ciò che avrebbero votato gli assenti nessuno lo può dire.

- però, se il 70% dei votanti ha votato si, se il referendum non fosse stato annullato dall'assenteismo, il si avrebbe stravinto.

Comunque, a prescindere dal risultato, abbiamo un referendum annullato per colpa grave derivante dall'azione illecita imputabile a personalità politiche, religiose e della comunicazione ben individuate. Queste personalità, oltre ad aver infranto la Legge, hanno anche causato un grave danno economico a tutti gli italiani ed al Partito Radicale in particolare.

Credo quindi che i Radicali abbiano tutto il diritto ed il dovere di denunciare queste "personalità" all'Autorità giudiziaria, magari anche in sede europea, per ottenere il risarcimento del danno economico.

Mario Varetto

A chi ha capito tutto sul 75-25: quando per spiegare un fatto si usano troppi argomenti e troppe parole (e molto disprezzo per il prossimo) mi sorge il dubbio che non si sia ancora capito quello che si vorrebbe spiegare agli altri.

Stefano Bizzi

Sono uno di quelle " pecore" che si è astenuto al referendum, se pensate di raccogliere voti, non da me, non è questo il linguaggio da usare. Al signor Capezzone gli auguro che qualche clandestino gli faccia lo stesso servizio che hanno riservato a quelle povere ragazze, prima a qualche sua parente e poi magari anche a Lui. A dimenticavo non scrivete più la vostra politica piagniucolona non mi interessa.

Vittorio Catalano

Alla luce dell'ultima tornata referendaria si pone seriamente il problema del futuro del referendum abrogativo di legge statale.

Storicamente il numero degli elettori ai referendum è stato sempre inferiore a quello delle elezioni politiche e delle amministrative, ma, ora, contrariamente a 20 o 30 anni fa, occorre fare i conti con un astensionismo "fisiologico" del 30% dell'elettorato (ovvero persone che non si recano comunque alle urne, a prescindere dal fatto che si tratti di referendum o elezioni) a cui va aggiunto un astensionismo "da referendum" di circa un terzo degli elettori, con la conseguenza che l'alternativa è diventata, in realtà, "sì" o "astensione" ed i promotori dei referendum hanno il gravoso onere di convincere almeno il 13% degli elettori a recarsi ai seggi :sta di fatto che gli ultimi referendum validi risalgono a dieci anni fa.

Modesta proposta: portare ad un milione le firme necessarie per chiedere il referendum e contestualmente abolire il quorum, non previsto, fra l'altro, per il referendum costituzionale "approvativo", previsto dall'articolo 138 della Costituzione nel procedimento di revisione della medesima ed inoltre anticipare il giudizio di legittimità costituzionale al momento in cui si deposita il quesito presso la Corte di Cassazione, onde evitare inutili (e dispendiose) raccolte di firme.

Alessandro Spanu

Cari Amici,

grazie per aver messo in luce questo spaccato di società;

il fallimento del referendum,constata tre problemi del sistema politico italiano:

-la libertà d'informazione,che non può essere solo economica ma deve essere anche politica.

-l'instabilità politica,dovuta al sistema elettorale, che crea l'incapacità, per gli attori partitici, di creare un sano e libero terreno dove possa realizzarsi uno scontro privo di faziosità e fondato sui dati.

- la presenza di una organizzazione religiosa, che va sostituendosi al vuoto politico (partitico),e per tale ragione non va punita ma semplicemente riequilibrata con gli altri attori della scena politica ( come avviene in democrazia).

- due standard valutativi,due velocità:un nord più attento e post moderno che rivendica diritti di nuova generazione; un sud che boicotta quei diritti. il boicottaggio è sintomo di una mancata sensibilità del sud per tali tematiche, che appaiono distanti da quella che è la realtà del tessuto sociale meridionale, dove a mancare non sono i figli ma i soldi ed il lavoro e la cultura, che permettano di creare speranza e un futuro di nuove rivendicazioni.

Solo 1\4 della popolazione ha capito come la democrazia si stia avviando alla post modernità. IL GRANDE CENTRO,è ancora troppo poco numeroso (25%) per elaborare un programma di sviluppo politico sociale, che non sia una dittatura del liberalismo.

La colpa non è della chiesa ma della politica, che è incapace di avere un'etica distinta e paritetica a quella della chiesa. Il vostro grande merito è quello di aver spinto a ragionare chi aveva gli strumenti per farlo, è servito e servirà molto ai partiti, il vostro è un grande amore per i valori della democrazia, quelli che mancano nei partiti, nei quali ormai esiste esclusivamente una lotta per la leadership. Con affetto e ammirazione

Chiara 81.

Vorrei dire a Emma Bonino di non scoraggiarsi. Gesù Cristo è stato sconfitto, ma nella sua sconfitta ha cambiato il cuore degli uomini. La chiesa non è mai stata sconfitta da nessuno perché si è sempre alleata con i potenti di turno. Animo Emma, tu vedrai la vittoria perché lo Spirito Santo è nel cuore degli uomini. La chiesa di Roma vedrà la sconfitta perché lo Spirito non soffia più in essa, ormai da 1700 anni.

Amedeo Gaetani

Caro Marco. ascolto radio radicate e te che la RIEMPI tutta con partecipazione e profitto. Tuttavia i lunghi discorsi. le argomentazioni ossessive in angolazione anticlericale vanno contenute nei limiti del tipico ed dell'essenziale. Ciò anche in considerazione del fatto che , a parte l'affievolimento generale nei confronti dell' istituto referendario, certe insistenze possono risultare cortine fumogene su altri problemi di carattere nazionale e/o internazionale. Comunque ti assicuro che “Radio Radicale” resta per me un ineludibile mezzo di apprendimento critico di certi aspetti della nostra vita culturale.

Salvatore Stangarone

Cari amici,

mi chiamo Alberto Monaco, ho 33 anni, sono iscritto a radicali italiani dal 2001. Apprezzo il vostro schietto anticonformismo, la vostra serietà, il vostro coraggio, la vostra passione politica che non degenera mai in odio o intolleranza per l'avversario; non conoscete il pregiudizio e il rancore (basta ascoltare “Radio radicale”, Bordin e i suoi uomini, con le loro letture, le loro interviste, sempre composte, sempre efficaci, sempre sincere - basta ascoltare Pannella e le sue riflessioni e critiche sui politici italiani, sempre acute e lucide e sempre piene dell'umana comprensione e dell'affetto di chi, pur essendo conscio delle proprie qualità, non si sente infallibile e conosce le grandezze e le miserie umane.

Ora, dopo il fallimento dell'ultimo referendum, vi dico: guardiamo avanti....è importante e necessario preoccuparsi di madri, padri ed embrioni, ma nel frattempo preoccupiamoci anche delle sorti del mondo in cui vivono o dovranno vivere............

Siete per il maggioritario ma non volete unirvi nè ai furboni e ipocriti DS, nè a Prodi, il farfuglione vuoto e ubiquo, nè al venditore di tappeti Berlusconi - vi capisco, non è facile.............eppure i vostri uomini migliori dovranno farlo pèrchè altrimenti le speranze di incidere positivamente sulla realtà si ridurranno sempre più.

In bocca al lupo, ciao

Alberto Monaco

Come volevasi dimostrare. Col 25 per cento di votanti la disfatta radicale è totale. Il trittico di sconfitte ora è completo. Europee, Regionali, Referendum. La cosa deprimente è che dopo il fallimento storico radicale, lo dicono i numeri e lo ammette lo stesso Pannella, con l'inconcludenza della leadership radicale, i fatti lo dimostrano, sopraggiunge ora anche la noia di un assemblea, una delle solite, con le solite chiacchiere sgangherate. Sulla situazione della "cosa" radicale c'è solo da stendere un velo pietoso!!! E per la classe dirigente Pannella capofila c'è solo una via. Ponte Garibaldi è sempre lì, il Tevere è sempre lì, e Mister OK da tempo vi ha lasciato un posto libero. Il guaio è che le masse popolari, me compreso, soffrono di una situazione economica disastrosa della quale siamo in molti a soffrire.
Claudio Mandrelli.

Alcuni giorni fa parlavo con un collega che mi ha dato un'interessante chiave interpretativa dell'esito del referendum. Dice che in Italia c'è una crisi economica molto seria e sottovalutata e che una grande percentuale di famiglie fatica ad arrivare alla fine del mese. Dice che quando la gente ha problemi di questo tipo diventa un po' egoista, non vuole sentire parlare di problemi di principio, vuole che la classe politica si occupi dei loro problemi di tutti i giorni. Su questioni come la laicità e la libertà di ricerca gli italiani potrebbero avere idee ben più chiare e profonde di quelle espresse dalla loro classe politica, ma hanno bisogno di avere la pancia piena per occuparsene, questo il succo del discorso. Non ho statistiche alla mano ma questa interpretazione mi sembra sensata: in una così bassa affluenza alle urne c'è stata sicuramente
anche una componente di protesta; in parte la protesta trita e ritrita contro il referendum come strumento di cui si sarebbe abusato; in parte una protesta altrettanto e più sbagliata ma più
umanamente comprensibile contro una classe politica che "pensa agli embrioni" invece che a trovare soluzioni contro il caro vita. Ne traggo una lezione più generale sulla politica dei radicali che sogno di rivedere al parlamento italiano nella prossima legislatura. Cerchiamo di parlare di più dei problemi di tutti i giorni. Abbiamo una ricetta economica da proporre? Credo proprio di sì. Crediamo che un modello di welfare solido abbinato ad una politica economica liberista sia la strada giusta, che possa essere una soluzione per quei problemi? Allora cerchiamo di mettere di più l'accento su questi temi, non tutti saranno d'accordo ma di questo, in questo frangente, la gente vuole sentire parlare. Attenzione, non mi sto scordando di Luca Coscioni, vorrei farlo diventare deputato...
Federico Piazza

In un giornale come “Notizie Radicali”, stona il pregiudizio di Francesco Pullia che nell'edizione del giovedì 16 giugno 2005, nelle sue "Riflessioni sull'esito referendario", parla di un "andamento preoccupante, implosivo" dell'Italia contemporanea, che lui definisce "degno delle repubbliche sudamericane". Questi luoghi comuni sui paesi sudamericani oltre ad essere offensivi sono un po’ datati, e sarebbe positivo per tutti che all'occorrenza si cercassero delle nuove e più fondate metafore.
Prof.ssa Federica Domìnguez Colavita

Pensierini ad alta voce sul referendum di un cittadino ulivista (sempre che sia possibile esserlo).
1) Il referendum in Italia è stato spesso visto come "una cosa dei Radicali", e questo di volta in volta ha creato una forma di rigetto degli stessi messa in atto anche dai partiti-uniti-contro-il-referendum-di-turno.
2) Nonostante l'insuccesso degli ultimi anni i referendum continuano ad esserci con una cadenza e con una certa regolarità. Ciò sembrerebbe una contraddizione in termini, ma credo si possa spiegare con il fatto che i problemi posti dai referendum sono via via diventati più complessi nelle tematiche, ed hanno interessato più elite di popolo che maggioranze di popolo.
Temi peraltro importantissimi su cui la gente dovrebbe poter dire la sua, ma ancora prima dovrebbe essere informata senza censure.
3) Il quorum è un concetto sbagliato, anche se andasse a votare solo il 10 per cento degli elettori la maggioranza dei voti validi dovrebbe decidere. Incitare alla ignavia del non-voto non può essere di un paese civile, e molto probabilmente non lo siamo. Si dovrebbe fare, senza ironie, un referendum per l'abolizione del quorum sui referendum. Ma non basta.
4) I cittadini sono spesso chiamati su un unico argomento o a votare su pochi argomenti legislativi, che spesso coinvolgono tecnicità e concetti difficili per molti (quanti sanno cos'è una cellula staminale?); nonostante l'importanza dell'argomento questo allontana dal voto. I
cittadini inoltre non credono più che il loro voto sia fondante (vedi referendum sul finanziamento ai partiti). Etc etc. Che i cittadini votino o non votino l'ignoranza (sui problemi essenziali di una civiltà moderna) regna sovrana. E su questa ignoranza la politica fa buon gioco, vedi astensionismo.
A complicare il problema dello scarso afflusso alle urne vi è anche l'attuale recessione: in sintesi un popolo affamato è meno coinvolto dai bisogni più alti della scala di Maslow, cerca di risolvere il problema del fine-mese ed accantona la comprensione dei problemi etico-scientifici.
Insomma perde interesse per la democrazia che non gli risolve già i suoi problemi più immediati.
5) La necessità dei referendum è però nei fatti visto che agli occhi della gente si legifera male, troppo, in modo corporativistico, a titolo personale, etc. In sintesi abbiamo delegato rappresentanti a fare leggi e spesso le fanno male. Non c'è solo ignoranza dei basilari tra di noi popolo ma anche tra i politici (penso ai leghisti ad esempio, ma l'inettitudine è trasversale)
6) Quando una cosa continua ad esistere nonostante i suoi limiti evidenti cosa si può fare?
Eliminarla è inutile o impossibile o probabilmente semplicemente stupido. Per quanto assurdo possa sembrare io proporrei di ampliare l'istituto referendario e di renderlo concomitante alle elezioni politiche/amministrative/.
a) meno firme da raccogliere per eliminare una legge
b) più referendum da votare in un'unica scheda.
c) trasformarlo in parere popolare non vincolante sulle leggi in discussione (confermando ciò che di fatto è).
7) La nostra è una democrazia rappresentativa con vuoto di rappresentitività, con difficoltà a diventare realmente bipolare, quindi questa soluzione potrebbe rinforzare il contatto tra popolo e rappresentanti del, aprendo dibattiti sui temi del paese.
Se ho detto sciocchezze o cose scontate me ne scuso, consideratelo uno sfogo di un cittadino che vi segue e che vorrebbe i radicali impegnati a sinistra.
Nico

Sembra che adesso la domanda sia: CHE FARE?

Rispondo dal mio modestissimo punto di vista, non essendo stato un attore pubblico di questa battaglia, rispondo quindi dal punto di vista di quei dieci milioni di italiani che hanno visto, ascoltato, letto e deciso di votare. Rivendico l’orgoglio di essere un semplice elettore referendario come tanti e dico la mia sperando di non essere banale.

I fatti: il 25 per cento degli elettori si è dimostrato interessato alla legge 40 ed ha espresso una preferenza, adesso nota e chiara, il resto non ha espresso assolutamente niente. Chi in questi giorni cerca di interpretare il vuoto, il buio del 75 per cento è semplicemente un cartomante, e adesso sono io ad astenermi dall’ascoltare le loro congetture sulla composizione del voto non espresso, perché hanno avuto la possibilità di far esprimere la gente attraverso un referendum e l’hanno rifiutata. Che il 40–45 per cento percento sia di astensione endemica, un’altra parte voleva dire un no convinto e un’altra parte non sapeva che fare… non mi interessa; non possiamo accettare congetture numeriche da parte di chi in modo irresponsabile si è astenuto dal votare e adesso vorrebbe vantare forze che nessuno a misurato. Viva i NO piuttosto.

Su questa base, mi sembra, che non è il caso di sovrastimare la nostra sconfitta che, forse, non è affatto tale. Anzi, mi sembra di essere di fronte ad una colossale vittoria di Pirro da parte del fronte astensionista.

E quindi la Santa Sede. Finalmente, una volta tanto, fortunatamente… la chiesa è scesa in campo in modo palese piuttosto che agire dietro le quinte. C’è qualcosa di utile in questo, e a questo punto sarei un sostenitore del loro diritto/dovere di parlare alle “coscienze” della gente anziché “all’incoscienza” subliminale di massa. Pretendere che dichiarino tutte, ma proprio tutte, le loro azioni e prescrizioni ha come contrappunto la richiesta, rivolta chiaramente alle gerarchie in questione, di astenersi, cortesemente, per favore etc. dal manipolare la politica visto che appunto politici non dovrebbero essere.

Come dire: dite pure quello che vi pare, cari ecclesiastici, ma non esagerate con la politica e non affibbiatevi il diritto di influire e dirigere le cose della repubblica anzi, se proprio ne vogliamo parlare, visto che l’azione cattolica si svolge con fondi pubblici saremmo proprio noi, cittadini, in diritto di sapere e dire la nostra in merito a cosa fate e non viceversa…

Basta così, non posso pretendere di scrivere fiumi di parole, saluto qui, mentre continuo a cercare il modo migliore per dare il mio contributo, per scambiare idee con gli altri e per capire meglio cosa fare sulla base dei fatti.

Saro Campisi